Situato in una delle parti più incontaminate e suggestive del massiccio del Gennargentu, Aritzo è un importante centro montano che mostra un’architettura interessante, caratterizzata da facciate in pietra scistosa e lunghi balconi anticamente in legno, oggi in ferro battuto.
Le singole sezioni del museo etnografico ospitano un patrimonio straordinariamente ampio e variegato delle attività più rappresentative della cultura barbaricina. Il criterio scelto per la disposizione dei reperti, all’interno del museo, è stato quello per tematiche e mestieri.
Il percorso museale si articola in due sezioni. La prima ospita una rassegna di costumi tradizionali maschili e femminili e una collezione di maschere ferine locali quali “su mamutzone”, “s’ulzu” (l’orso), “sa maltenica” (la scimmia) e “su boe”, tutte realizzate con pelli di capra o di pecora.
Nell’altro spazio il materiale esposto fa parte della tradizione agro-silvo-pastorale, e così troviamo gli attrezzi del contadino, del boscaiolo, del falegname-intagliatore, del pastore, del fabbro e del bottaio, ma anche gli oggetti relativi alla tessitura, all’artigianato e alla sfera magico-religiosa.
Importanti anche gli strumenti destinati alla lavorazione e produzione delle candele e alla loro decorazione e un’intera raccolta di campanacci, dalle forme e sfumature sonore più varie.
C’è poi un settore interamente dedicato alla produzione della “carapigna”, sorbetto al limone che un tempo veniva confezionato con la neve raccolta sui monti e custodita nelle “neviere”, profonde fosse ricoperte di paglia o arbusti. Aritzo, infatti, famosa per l’industria della neve, aveva ottenuto dal fisco spagnolo il monopolio della raccolta della neve e, per ben cinque secoli, rifornì di ghiaccio l’intera isola e il Palazzo reale di Cagliari.
Chiude il percorso la ricostruzione della cucina tradizionale, con il camino a fuoco centrale e arredata con tutti gli attrezzi dell’epoca. Qui è documentata la catena operativa della panificazione e dell’essiccazione e lavorazione delle castagne e si trova esposta anche una collezione di giocattoli.
Il museo etnografico fa parte dell’articolato sistema museale di Aritzo denominato: “Ecomuseo della Montagna Sarda o del Gennargentu”, insieme a”Casa Devilla”, al “Carcere Spagnolo Sa Bovida”, al “Museo Mura” e a vari percorsi storico naturalistici, come quello delle antiche Neviere di “Funtana Cugnada”.
Perché è importante visitarlo
Il museo ricostruisce con particolare accuratezza gli ambienti tipici della civiltà contadina e pastorale degli inizi del secolo e le attività artigianali e commerciali legate alla cultura della Barbagia – Mandrolisai, esponendo oggetti e arredi originali. Tra gli oggetti più rari della raccolta, una collezione di antiche cassapanche adibite alla conservazione del pane, della biancheria, del grano e delle castagne note, più comunemente, col nome di “cassa di Aritzo” o “barbaricina”. Da segnalare anche la presenza di sorbettiere in stagno del XVII secolo e un torchio, per vinacce, realizzato a mano, in legno di rovere.
Servizi
Accessibilità fisica facilitata per visitatori con esigenze specifiche, laboratori didattico-educativi, visite guidate